domenica 29 luglio 2012

Perché non ce la faccio?

Non vomito neanche più.
Un paio di volte alla settimana, non di più.
Il resto del tempo lo passo a letto, in pigiama, a mangiare burro e olio.

NON CE LA FACCIO PIU.
PERCHé NON RIESCO A GUARIRE?
La gente attorno a me esce, si innamora, vive e io li guardo dalla finestra e maledico la mia esistenza.

A inizio luglio ero così piena di speranza, determinata una volta per tutte a guarire.
Poi? Poi ho scoperto che i miei pantaloni non si chiudevano più e sono andata in crisi. E ho ricominciato ad abbuffarmi e a lasciarmi andare.
E ora sono di nuovo nella stessa situazione di sempre, piena di dolore che non so come elaborare.
Voglio guarire, guarire oppure morire.
QUESTA NON è VITA.

mercoledì 25 luglio 2012

È troppo difficile guarire dalla bulimia


Primo grande fallimento nel mio percorso di guarigione: mi sono accorta che sono ingrassata tantissimo, i miei vestiti non si chiudono, nelle foto sembro un piccolo tondo cucciolo d'orso (anzi, piuttosto una mamma orsa incinta).
Questa triste presa di consapevolezza mi ha fatto passare due giorni barricata in casa nelle peggiori delle condizioni da bulimica folle: canne, tanto burro, il divano con ormai improntate la forma delle mie chiappe, l'appartemento stile post-uragano apocalittico.
Mi sono rialzata e sto studiando ma mi rendo conto che non riuscirò mai a concentrarmi su cose più importanti (quali quelle che segnalavo nel mio ultimo post) così grassa perché il disagio del mio corpo tornerebbe troppo spesso nei miei pensieri.
...devo mettermi a dieta. Ma lo dico piangendo, lo giuro, perché tutto vorrei adesso tranne che di nuovo affrontare l'incubo del digiuno che mi impedisce di vivere. Purtroppo però devo farlo, in modo da potere poi DAVVERO fare in modo che il cibo sia solo cibo.

Mi sento un fallita.
Ad ogni modo, GIURO, testimone tutto il web, smetto la dieta non appena i pantaloni si chiudono nuovamente.

giovedì 19 luglio 2012

Passi da gigante: sto guarendo (spero) dalla bulimia

Questa volta forse sul serio.
Ciò assolutamente non vuol dire che io vomiti di meno, anzi. Le mie sono ancora le fasi germinali di quello che si prospetta essere un processo di guarigione faticoso e lunghissimo, che forse si prolungherà un'intera vita...ma che vale la pena di essere percorso.

Per la prima volta nella mia vita ho capito che la guarigione non inizia da una dieta o dallo sport: inizia da una seria riflessione su me stessa. La bulimia, così come mille altri disturbi, non sono che l'estrincazione, terribile è vero, ma pur sempre conseguente di un disagio interiore. Non è l'origine del problema per cui partire da lì per raggiungere una soluzione non può che risultare fallimentare.
In queste settimane sto riflettendo come mai ho fatto prima: cerco di fare in modo che il cibo sia solo cibo e se mi abbuffo cerco di non vomitare e se vomito amen, non ci penso. Cerco di non guardarmi troppo allo specchio se non a quello dell'anima e mi interrogo sulla vita, sul ruolo della donna della società, sull'essenza dell'uomo. Supporti fondamentali che mi aiutano ad arrivare alla fine della mie giornate più in chiaro che all'inizio sono per ora i teatri di Dario Fo e le canzoni di Fabrizio De André che mi aiutano ad affrontare le difficoltà con ironia e a concepire l'inquietudine esistenziale come una qualità intrinseca all'uomo e non come un male letale da debellare.

Le conclusioni a cui sono giunta per ora sono ancora troppo confusonarie per essere esposte. Una presa di consapevolezza forte e potente che ho preso è però questa: la vita è troppo preziosa e ricca per essere malate di bulimia.

mercoledì 4 luglio 2012

Parto due settimane in campeggio

Mi sto rendendo conto che smettere di fare la bulimica è più difficile di quanto credessi: un conto è dirmi "da oggi dieta, da oggi smetto di mangiare, da oggi non più di 1200 kcal". Quello funziona: mangio il meno possibile, mi esalto, faccio un sacco di sport, mi peso 3 volte al giorno.
Ora sto chiedendo a me stessa una cosa molto più difficile: "Vivi" e di conseguenza fai in modo che il cibo sia solo cibo, non il pensiero dominante attorno a cui ruotano le tue giornate. Ecco, questo è molto più difficile e pauroso, infatti fin'ora non ho nemmeno provato: ho passato le mie giornate chiusa in casa a strafogarmi come se fosse l'ultima volta che toccavo cibo. Di certo il fatto che ho il cuore e la dignità spettati dallo Smilzo non aiuta, anzi....mi manca, mi manca da morire.

Morale della favola: sono contenta di andare in campeggio e di disintossiccarmi da tutto. Spero che là riuscirò a fare un primo passo verso la guarigione...