lunedì 7 febbraio 2011

Venuto al mondo

La prima volta che ho letto l'ultimo libro capolavoro di Margaret Mazzantini, "Venuto al mondo", mi ha strappato il cuore in mille pezzi e poi ha ricacciato i brandelli nella mia cassa toracica. Ero al mare in un momento già delicato, avevo appena iniziato con la bulimia e mi vedevo per la prima volta con un ragazzoche non voleva solo portarmi a letto..ovviamente non riuscivo a gestire la situazione e mi sentivo male ogni volta che dovevamo vederci, volevo sputargli in faccia quanto in realtà si stesse sbagliando sul mio conto, quanto fossi malsana, folle, crudele, troia, incasinata. Ho letto quel libro allungata sulla mia stuoia in costume da bagno,  tenuta che già di suo mi rende vulnerabile, la pancetta bene in vista. Quel racconto di maternità mancata, di amore folle, di crudeltà storica mi strappava le viscere...l'ho letto d'un fiato e quando l'ho finito con gli occhi pieni di lacrime mi sono guardata attorno spaesata e ho pensato: "ma come facciamo a vivere ancora dopo tutto quello che é successo al mondo? Dopo i genocidi, i tradimenti, le guerre, le torture che la razza umana si é inflitta a se stessa, come può Dio aver lasciato che la vita continuasse, come possiamo noi ridere, vivere, pretendere di essere felici?" Ricordo che sono entrata in acqua, in quella baia piena di persone che sguazzavano felici, sono avanzata fin dove non toccavo piu e ho guardato l'orizzonte.
"Adesso nuoto verso il mare aperto e non torno piu indietro" ho pensato. Sarebbe una bella morte..anzi neanche una morte ma piuttosto un abbandonare la terraferma, quella terraferma che anch'io ho irremediabilmente macchiato di sangue, per lasciarmi inghiottire dalla profondità dell'oceano. Avrei voluto lasciarmi morire, non meritavo di vivere...

Ora l'ho riletto e mi ha fatto di nuovo, terribilmente male. il mio professore di psicologia parlava cosi di "Cecità", ci aveva avvisati che con quel libro ci si inoltrava nel lato piu bestiale e istintivo dell'umano, che era una lenta discesa verso l'inferno che c'é in ognuno di noi. Trovo che il libro della Mazzantini sia molto peggio, é catarsico, fa cosi male nel profondo che alla fine lenisce un po il dolore: ti inabissa nei meandri del proprio io, va a rigirare il coltello nel punto piu doloroso, scava nel cuore e prende quel sasso che da anni mi toglie il respiro...per poi portarlo in superficie. Lì il dolore rimasto latente a lungo esplode e muoio con il bambino blu, con gli ovuli ciechi di Gemma, con gli assediati di Sarajevo, con la bambina violentata, con la pecora smarrita che incuba un diavolo...e poi...e poi...e poi....rinasco anch'io con Pietro?

Leggete il libro.

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