lunedì 29 agosto 2011

Linguacce di gatto

Questo dolce deve essere una specialità di questo posto perché altrove non li ho mai visti. Tengo sempre d'occhio la pasticceria dietro l'angolo perché non li fa sempre ma quando ci sono io non resisto. E oggi li ho visti: una ventina di langues de chat adagiate languide dietro alla teca di vetro, il cioccolato che straborda un po, le mandore che fanno da cappellino. Ora che ci penso con la loro forma oblunga hanno una forma un po fallica, me lo vedo il signor Freud che annota sul suo block notes: "uhm uhm, sessualità stravolta..."
Vebbé, a parte questo. Guardo quelle tenere linguette e entro nella pasticceria.
"Deux langues de chat s-il vous plait" (due langues de chat perfavore)
"Vous avez dit deux, mademoiselle?" (avete detto due, signorina?)
E io immagino di estrarre un mitra dalla borsetta (neanche Mary Poppins...) e RATTATATARRAATA impallinare quella cogliona della tipa al banco e tutte le persone che bevono il loro thé delle 5 per il semplice ma insopportabile fatto che ha osato insinuare che sono un'ingorda che ne vuole due, di quelle cazzo di lingue. Glie le mangerei tutte e venti. Mi siederei dentro alla vetrina e divorerei TUTTO, dalle frolle, alle torte di frutta, ai panini con il burro. E le lingue.
E invece a denti stretti digrigno "oui", le pago un occhio della testa e come ricompensa me le consegna in un sacchetto rosa shocking con scritto a caratteri cubitali "PATISSERIE" cosi che tutto il vicinato veda che ho comprato quei fottuti dolci.

Ora scrivo sul blog, mentre le linguette di cioccolato si trovano chissà quanti metri sottoterra, veleggiando nelle fognature della città.

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